martedì 4 maggio 2010

White Noise An Electric Storm 1969



il 1969 è un anno horribilis per il rock'n'roll, almeno, lo è per quello più ingenuamente consumistico, le melodie e il loro conseguente apporto emotivo cominciano a sfumare. Così come le candele al mango e al mandarino che hanno profumato la mia buca, le droghe profumano tanto e volentieri le intelligenze formate amabilmente da Albert Hoffman, che attraverso il suo discepolo Timoty Leary, iniziano a maturare velocemente nei salotti impegnati (certo non solo di mango e mandarino) di musicisti e artisti formati al conservatorio e influenzati dal germe della psicadelia quanto quello della musica concreta o dalle dissonanze di Berio o Stockhausen. I White Noise pensavano la loro composizione musicale attraverso le vetrine colorate che publicizzavano dischi dei Beatles, Rolling Stones, Monkees e Turtles, e probabilmente si sentivano braccati da una musica che sposava ben altri stimoli nella loro mente, a parte le droghe, l'amore o il rock'n'roll, chi sbagliava?
Questo non si può sapere, l'errore per i White Noise era un punto di partenza, sopratutto per quella fatucchiera di Delia Derbyshire , un genio, una piccola Paul Klee del Moog che assieme a Brian Hodgson, diedero vita a questo progetto musicale sotto la spinta e la produzione dell'artista elettrico ed analogicamente elettronico David Vorhaus.
la Derbyshire era un folletto che saltava qui e là negli studi della BBC, occupandosi di vari accompgnamenti muicali per i programmi che abitavano quel canale, fino ad arrivare alla sigla dell'oscurissimo Doctor Who, un intreccio unico di colori sonori che andavano a costruire progressivamente un marcatissimo senso d'impotenza di fronte alla bellezza e all'incisività di quel pezzo. Così questo An Electric Storm si batezzava nella Nazareth della promiscuità, fin dal primo pezzo Love Whitout Sound che nel suo titolo concretizza lo stato d'animo musicale dei due, fatto di tutti coretti che andranno a sbocciare assieme alle macchine nelle incessanti grida di piacere di My Game Of Loving, manifesto del sesso intellettuale. Il collage di rumorini spiritosi prodotti dall'abilità della Derbyshire si faranno uomini con Firebird, l'uccello di fuoco dei due Freak, di una bellezza barocca, celebrano Mozart alla maniera di Wendy Carlos che tanto li ha stregati a mio avviso, con i suoi lavori d'interpretazione kitch elettronica dell'austriaco genio, e delle veloci fughe di Bach. Un disco questo che non appare facilmente, bisogna aspettarlo come le visioni di Lourdes, arriva quando dice lui, mistico e potente capace più dell'elisir D'Amore.

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